L’idea di “Parole per sé” si è fatta spazio nelle mie notti insonni, alla ricerca di risposte che forse non verranno mai e rischiano di perdersi nell’obsolescenza dei modi di intendere la vita, in quel retrogusto di stantio che non è apprezzabile nel vino ma dovrebbe farci quantomeno riflettere sulla faticaccia quotidiana nello stare al mondo, e nel tentativo di mettere su, uno ad uno, i mattoni della nostra esistenza.
Scrivere per parlarsi, per instaurare un dialogo con sé, implica guardarsi indietro, cercare la radice dei propri pensieri e dei propri atteggiamenti. Partire da sé, dalla conoscenza del proprio io, senza piedistalli su cui appoggiarlo, ma semplicemente un letto comodo e un guanciale in cui affondare, con la serenità della notte che ci avvolge col suo buio e non ci lascia vedere oltre quello che c’è in noi, senza consensi e dissensi che vengano dall’esterno, senza altra letteratura da cui attingere copiaincolla di emozioni.

Parole per sé è un invito a scrivere un pezzo della propria vita e a condividerlo insieme, qui. Un ricordo, un momento, un incontro che hanno fatto riflettere e indotto un cambiamento, una consapevolezza. Vita comune che si fa racconto e si percepisce nella sua unica dimensione di tempo presente.

Parole per sé non ha la pretesa di essere un concorso letterario perché non ci sono premi da vincere, non ci sono scrittori e critici che esprimeranno pareri e commenti, non ci sono promesse di patinatura. C’è – e non è poco – l’auspicio di un viaggio attraverso la conoscenza di sé, con la certezza che le parole per sé non sono mai parole perse.

Buon viaggio.

LE PAROLE CHE GIANNA E CLAUDIO SI DICONO

di Jane Bowie

Gianna sente gli occhi di Claudio scivolarle su e giù, a destra e a sinistra, davanti e dietro, sopra e sotto, fuori e dentro.
“Ora,” dice Claudio.
“No,” risponde Gianna.
“Sì,” ribatte Claudio.
Fa due passi e la raggiunge. Adesso oltre agli occhi Gianna sente il suo fiato scivolarle adosso, avvolgerla come caldo, unto, olio essenziale.
“Ti voglio prendere ora. Qui.”
“No,” ripete Gianna.
“Girati.”
“No.”
Lui l’afferra per le spalle e prima che riesca a reagire ha già stretto insieme i due polsi della donna tra le dita e il palmo della sua mano destra, e con la sinistra la spinge in avanti finché non si trova schiacciata contro la parete.
Davanti la fredda e bianca durezza della parete che sente lungo tutto il corpo. Preme contro la sua guancia, i suoi capezzoli, la sua pancia, le sue ginocchia.
Dietro la calda, insistente durezza del corpo di Claudio. Sente già in sagoma la sua determinazione, la sua voglia di lei…
Prova a non gemere, ma lui vince.
Geme.
“Allora lo vuoi? Ammettilo.”
“No.”
“E allora cosa faccio con te? Ti mollo? Ti lascio libera? Vattene pure, vattene via.”
Silenzio.
“No.”
La mano sinistra di Claudio scende lentamente lungo il fianco di Gianna.
“Allora lo vuoi?”
“Sì.”
“Sì cosa?”
“Sì lo voglio.”
“Cosa vuoi? Dillo.”
“Voglio te.”
“Vuoi me cosa? Voglio sentirlo. Voglio sentirtelo dire.”
“Voglio che mi scopi. Voglio che tu mi scopi, tu, qui, ora, subito…”
Gianna e Claudio sono coetanei, hanno 62 anni e domani festeggiano 35 anni di matrimonio. Più tardi nel pomeriggio si ricompongono tra risate e bacini e vanno al discount per fare la spesa.
Gianna vuole fare la torta preferita di Claudio per domani. Non si sente brava con le parole. Non riesce a scrivergli un biglietto, una lettera. Così gli fa la torta. Lui lo sa, e mangia sempre tre fette.
Claudio spinge il carrello e Gianna dà gli ordini. Lei, mandante efficiente e decisa, decide cosa si prende, quanto si prende. Lui, esecutore perfettamente ubbidiente, prende i pacchetti e i barattoli e li poggia nel carrello.
Quella sera vanno a letto presto. Nonostante la loro età tutti li trovano pimpanti, in splendida forma. Lo stesso, verso notte, si sentono più stanchi di qualche anno fa. A letto spesso ci vanno con la sola voglia di addormentarsi; stasera si scambiano un bacino, si sorridono, la scintilla accesa nel pomeriggio ora una luce più diffusa, dolce. Si addormentano mano tra la mano, il piede destro di lei appoggiato contro il piede sinistro di lui.
“Buona notte caro.”
“Buona notte tesoro.”
Hanno due figlie già grandi, la maggiore è già sposata da un anno, più o meno. Il loro desiderio più forte, che non esprimono mai a voce se non tra di loro, perché sono persone intelligenti e discrete, è quello di avere presto un nipotino da coccolare, da portare a passeggio, per cui fare le torte del compleanno.